L’impatto dell’uomo sull’ambiente sta producendo ricadute sanitarie a tutti i livelli. Questa dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile, per il bene dell’umanità e del pianeta.

La concentrazione di polveri sottili potrebbe essere considerata un possibile indicatore o ‘marker’ indiretto della virulenza dell’epidemia da COVID-19.

In base a diversi studi in corso, l’attuale distanza considerata di sicurezza potrebbe non essere sufficiente, soprattutto quando le concentrazioni di particolato atmosferico sono elevate. La ricerca è stata pubblicata della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) risultado dell’impegno di diversi ricercatori della Università di Bologna e dell’Università di Bari.

Di seguito il pdf dello studio, maggiori informazioni sul sito della SIMA http://www.simaonlus.it/?page_id=694

oppure scrivendo all’indirizzo info.simaitalia@gmail.com